La Chiesa di San Salvatore
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Localita: Castello di Usigni
La Chiesa di San Salvatore fu commissionata dal Cardinal Poli nel 1631 nell’ambito della sua incessante attività in favore del rinnovamento architettonico di Usigni e non si può escludere che il progetto sia stato redatto da Gian Lorenzo Bernini o da Francesco Borromini e dai loro più stretti collaboratori. L’architettura dell’intero complesso religioso riflette lo stile delle chiese della Roma del tardo Cinquecento.
La facciata, che si presenta semplice a due ordini con timpano spezzato, è divisa verticalmente da quattro lesene in pietra levigata e orizzontalmente da cornicioni in tre ordini di cui gli ultimi collegati ai fianchi da volute.
La parte inferiore presenta una porta rettangolare con un piccolo frontone arcuato abilmente lavorato dagli scalpellini lombardi; la seconda parte ha, al centro, una finta finestra rettangolare in pietra, mentre nella terza ed ultima parte campeggia il timpano triangolare in pietra levigata con lo stemma di papa Urbano VIII. Nel fregio mediano, sempre in pietra, sono incise le parole “per virtutem crucis salva nos christe salvator qui salvasti petrum in mari”.
La Chiesa di San Salvatore fu solennemente consacrata dallo stesso cardinale nel 1645 alla presenza di tutto il popolo di Usigni: il Poli, per lasciare un ricordo indelebile, incaricò l’allora priore della chiesa di fare stipulare un atto notarile che ricordasse l’evento. Nel 1927 la Chiesa fu restaurata rinnovando, a seguito delle nuove disposizioni liturgiche dettate dal Concilio Vaticano II, anche l’altare maggiore: quello antico venne sostituito con un nuovo manufatto in travertino.
Nella stessa occasione fu rimosso il seicentesco tabernacolo in legno dorato a forma di tempietto ed al suo posto ne venne collocato uno assemblando una pietra rinvenuta presso i locali della chiesa con altre provenienti dal camino della casa parrocchiale. La Chiesa è stata sottoposta ad altri lavori di restauro dopo i terremoti del 1979, che provocò gravi danni ad Usigni, e del 2016 che ha danneggiato anche il campanile.
L’interno della Chiesa di San Salvatore è a navata unica con cappelle laterali secondo l’uso che si aveva in Roma. Il pavimento è in pietra levigata come il pulpito finemente lavorato dagli scalpellini lombardi. Tutte le cinque pale d’altare delle cappelle, commissionate a Salvi Castellucci di Arezzo, pittore aretino allievo di Pietro da Cortona, sono state dipinte ad affresco ed eseguite tra gli anni 1647-1654. Nella prima piccola cappella, posta sul lato sinistro della porta d’ingresso, vi è dipinta, da ignoto autore, S. Rita da Cascia e, nella stessa, è posta una bella acquasantiera.
Nel primo altare si può ammirare l’affresco che raffigura l’incontro tra i SS Pietro e Paolo (Figura 1), nel secondo altare la Madonna del Rosario, con i santi Domenico e Caterina da Siena (Figura 2).
Nell’altare maggiore, ove campeggia una bella Trasfigurazione opera di Giovanni Maria Colombi, si conservano i candelieri donati da Fausto Poli, nel cui piedistallo è scolpito il suo stemma gentilizio, ed un bel paliotto con al centro il Crocifisso ed ai lati lo stemma dei Poli. Nell’altare di destra, sempre ad opera del Castellucci, sono rappresentati la SS. Trinità e i santi Artemio, Candida e Antonio da Padova: in questo altare si pensa siano custodite le reliquie dei martiri Artemio, Candida e di sua figlia Paolina che furono estratte dal cimitero di S. Callisto a Roma e donate al Poli da papa Urbano VIII per trasferirle nella nuova chiesa.
Nell’ultimo altare si trova il crocifisso ligneo della scuola del Bernini ed ai cui lati sono raffigurati i santi Sebastiano e Antonio abate (Figura 3). Nella piccola cappella, posta a destra della porta di ingresso, un tempo vi era dipinto S. Francesco d’Assisi che riceve le stimmate e nel cui bastone si leggeva la firma del Castellucci: purtroppo il dipinto è ora del tutto scomparso. Dello stesso autore è anche il dipinto della Madonna con S. Francesco che si trova nella lunetta. Sotto tutti gli affreschi sono poste le api barberiniane emblema di papa Urbano VIII, mentre le acquasantiere in pietra poste nei pilastri sono a forma di ghianda simbolo del cardinal Poli.